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Piccolo è meglio

    

Cari follower, è da un po' che mi frulla per la testa questo post, ma, devo essere sincera, non ho mai trovato il modo di scriverlo e, forse, stavo aspettando il momento adatto...ed è, ahimè, arrivato.

Mi piacerebbe parlarvi, infatti, della mia (buona) abitudine a rifornire la mia dispensa principalmente grazie ai piccoli negozi e produttori locali. E quando, se non in un momento in cui le piccole attività hanno estremo bisogno di noi e del nostro supporto?

    Io, come la maggior parte dei miei coetanei, sono cresciuta nell'epoca della grande distribuzione, quella del consumismo sfrenato, della disponibilità di tutto e sempre. Chi ha più anni di me, invece, probabilmente ha vissuto situazioni diverse durante l'infanzia e l'adolescenza, eppure si è lasciato trasportare da questo vortice turbinoso dei centri commerciali e dei grandi supermercati.
Viviamo in un'epoca in cui non è concesso aspettare, in cui non si pone attenzione alla stagionalità o all'essere autoctono dei prodotti: gli scaffali degli ipermercati traboccano di prodotti tutto l'anno, troviamo le zucchine a natale e le fragole a novembre...siamo abituati così! E quando capita, malauguratamente, di non trovare le pesche noci in pieno inverno siamo anche capaci di imbufalirci con la catena di negozi.
Fino a uno/due annetti fa, il concetto di stagionalità per me era alquanto oscuro e limitato al mio esiguo consumo di frutta e verdura: sapevo che potevo mangiare zucchine e pesche noci in estate, mandarini a dicembre e che il maiale si ammazza tra novembre e dicembre. Stop. Questa era la mia conoscenza, non capivo il perché di questa presenza/assenza nel corso dell'anno, ma nemmeno mi preoccupavo più di tanto di approfondire la cosa.
Ho trascorso anni a godere di quello che chiamavo gusto dei Sofficini, delle pizze congelate o dei bastoncini Findus: quando sapevo che mamma, papà o nonni me li preparavano ero la bambina (ma anche la ragazza, diciamocelo) più felice della terra! Mi ricordo ancora che da piccola non mi piaceva andare in gelateria, perché preferivo un ottimo industrialissimo Magnum al gelato artigianale! 
Diventata poi studentessa universitaria fuori sede, con orari che mi lasciavano appena il tempo di dormire qualche ora la notte, ho continuato a mangiare cibi pronti, precotti e surgelati, ritenendoli anche buoni. 

    Poi è successo qualcosa: due anni fa sono andata a vivere con Michele [ndr. il mio moroso] e abbiamo scelto di rivolgerci a una nutrizionista professionista. Il nostro scopo principale era sicuramente quello di perdere un po' di peso e regolarizzare l'alimentazione squilibrata che avevamo all'epoca, ma con il tempo ci siamo resi conto che il percorso intrapreso ci ha dato molto di più. Ci ha donato CONSAPEVOLEZZA di ciò che mangiamo e ci ha insegnato a mangiare per vivere e a limitare l'ingente significato emotivo e psicologico che comunemente si da al cibo. 

Chi ci conosce sa che forse il nostro unico tratto in comune è che non ci piace la verdura ^_^ Eppure, in questo percorso, ci siamo impegnati per migliorarci e per sforzarci di nutrire il nostro corpo anche con questo indispensabile alimento. Così, un po' per caso e un po' perché dove abitavamo avevamo un'ortofrutta proprio sotto casa, abbiamo iniziato a comprare frutta verdura in questa piccola bottega. Ci siamo trovati bene e ci meravigliavamo che i prodotti marcissero molto più lentamente rispetto a quelli comprati nel supermercato giusto di fronte: abbiamo iniziato a farci delle domande. 
Poi, nella stagione estiva, questo negozio ha chiuso per poter seguire la produzione nei campi e nei frutteti, così abbiamo ricominciato a comprare frutta e verdura al supermercato: UNA TRAGEDIA!
Per fortuna, vicino a dove lavoravo all'epoca, c'era una piccola azienda agricola a conduzione familiare...ho provato ad andare una volta e non mi sono più separata da loro: ho fatto amicizia con la titolare e mi piaceva prima di andare a lavoro fermarmi da lei e scambiare due chiacchiere su argomenti leggeri.
Parallelamente, sempre più affascinata dal mondo delle farine, ho iniziato a rifornirmi sempre più spesso dal mio mulino di fiducia: Molino Moras. Che dire *.* Sono capitata lì quasi per caso, ma non poi non li ho mai abbandonati! Il loro punto vendita è piccolino, grazioso, accogliente, ti riporta indieto a tempi passati e quando varchi la soglia sembra che la frenesia del mondo contemporaneo si sospenda in un dolce limbo di non-tempo. Vado in questa piccola bottega ogni volta in cui mi sento giù o ho voglia di essere coccolata, sì, perché lì dentro io mi sento coccolata e riesco a concedermi di mettere in pausa la fretta quotidiana per concedermi 10 minuti (che poi diventano sempre mezze ore!) in cui i miei sensi vengono inebriati dai profumi delle farine e in cui mi abbandono a qualche piacevole scambio di parole con altri clienti o con la commessa. Potrei mai avere una tale piacevole esperienza sensoriale all'Interespar o alla Coop? Oltre al fatto che mi prenderebbero per pazza!

Piano piano ho iniziato a ragionare su tutto questo meccanismo, ho capito che mi piacciono queste realtà perché i prodotti che mi offrono, oltre a essere salutari e genuini, sono intrisi di passione e gusto. Ho capito che il risparmio che ho a comprare una zucchina del supermercato non vale niente in confronto a tutto ciò che mi da una zucchina del contadino o dell'ortofrutta; ho provato, nei miei numerosi esperimenti, che la farina da 60 cent non mi potrà mai dare lo stesso risultato di una farina "coccolata" da prima della macinatura fino alla vendita. Non c'è storia!
Allo stesso modo la carne: non riuscivo più a tollerare il sapore del pollo del supermercato e non sapevo più come fare perché, volente o nolente, è una carne ottima per seguire una dieta varia ed equilibrata. Anche in questo caso, per pura casualità, mi sono trovata a comprare il pollo dal macellaio...che dire...non potevano nemmeno dirsi cugini i due volatili (lo potete notare anche in foto!): gustoso, sugoso, morbido in qualsiasi maniera lo cuocia, il pollo del macellaio sembra venire da un altro pianeta...eppure è lì, ogni santo giorno, sul suo banco con un prezzo che non si discosta nemmeno tanto da quello delle vaschette di polistirolo [oltretutto, basta con ste vaschette di polistirolo, quando inizieremo veramente a pensare un po' di più all'ambiente e al nostro futuro??]. 
Per non parlare degli hamburger! Quante volte vi è capitato di comprare hamburger immensi che, dopo cotti, risultavano grandi come un francobollo e magari secchi e privi di sapore? Ecco, l'hamburger del macellaio non è assolutamente così, ve lo assicuro!

    Tutta questa papina per cosa? Per farvi capire quanto la qualità dei prodotti conti nel risultato di una qualsiasi ricetta e quanto quei centesimi di differenza fra il supermercato e il piccolo negozietto FANNO LA DIFFERENZA. Oltre al fatto che è bello prendersi mezza giornata (non inveite contro di me, anche io lavoro tutta la settimana e turbino a destra e a manca per arrivare ovunque, ma scelgo il sabato di dedicarmi e investire del tempo per me e per la mia famiglia! È una SCELTA) per andare in questi piccoli negozi, concedersi una chiacchiera e leggere nelle persone che ti stanno vedendo le cose l'amore e la passione che ci mettono quotidianamente. È bello venire a casa con mille borsine che emanano profumi e colori che inondano tutta la cucina e, credetemi, è bellissimo cucinare prodotti veri e sinceri, che trasudano amore e vedere il volto raggiante dei commensali che riscoprono sapori troppo spesso lontani dalla vita quotidiana!
E poi, caspita, in un momento così duro per l'economia italiana, dove le piccole aziende sono in difficoltà e non sanno come campare noi, noi fortunati lavoratori dipendenti, possiamo dargli concretamente una mano! Io, fidatevi, non sono ricca sfondata, ma ho imparato a dare valore alle differenze di prezzo, ho imparato che con veramente poco posso aiutare tante persone e ho imparato che il sorriso di un piccolo artigiano o negoziante mi fa stare bene e in fondo è un gesto che faccio anche per me!

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